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DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS: UN DISAGIO MENTALE IN AUMENTO

Il disturbo post-traumatico da stress è una forma di disagio mentale che compare dopo aver subìto o assistito a una esperienza fortemente traumatica. Ne ripercorriamo i sintomi, i meccanismi biologici e le terapie attuabili per la sua corretta gestione.
Articolo a cura di Alessandra Gilardini
Biologa, LETSCOM medical writer

Sigmund Freud, considerato il padre della psicoanalisi, scriveva che “qualsiasi esperienza che susciti una situazione penosa – quale la paura, l’ansia, la vergogna o il dolore fisico – può agire da trauma“. Usiamo le sue parole per introdurre l’argomento su cui verteranno gli articoli di questo ciclo editoriale: la sindrome da stress post-traumatico, purtroppo estremamente attuale a causa della situazione sanitaria degli ultimi due anni e dei nuovi venti di guerra che si sono abbattuti sul vicino Oriente. Il disturbo post-traumatico da stress (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD) è una forma di disagio mentale che compare dopo aver subìto o assistito a una esperienza fortemente traumatica. Il PTSD colpisce quasi 9 persone su 100 nel corso della vita, e circa 4 persone su 100 ne soffrono almeno una volta l’anno [1]. Ne ripercorreremo i sintomi, i meccanismi biologici e le terapie attuabili per la sua corretta gestione.

COME E CHI COLPISCE IL PTSD?

L’esperienza traumatica alla base del PTSD può avere diverse origini, per esempio: 

  • una catastrofe naturale;
  • un incidente grave;
  • un atto terroristico;
  • una guerra;
  • un’aggressione;
  • un omicidio;
  • un abuso fisico o psicologico;
  • una minaccia di morte. 

Il PTSD non conosce età, infatti può manifestarsi nei bambini, adolescenti e adulti. Nei bambini piccoli, la violenza domestica è la causa più comune di disturbo post-traumatico da stress. Sempre nei bambini, ma anche negli adolescenti, il PTSD può nascere anche da una intensa esposizione mediatica a fatti drammatici che interessano la propria città o il proprio paese [2].

Altre categorie maggiormente colpite dal PTSD sono le persone già affette da un problema di salute mentale e alcune professioni più esposte a eventi traumatici come il personale sanitario, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, i militari e i volontari. La suscettibilità e vulnerabilità alla condizione di stress dipende anche dal coinvolgimento diretto nell’esperienza traumatica [2].

QUALI SONO I SINTOMI DEL PTSD?

Una persona con diagnosi di PTSD può presentare i seguenti sintomi caratteristici: [1]

  • Rivive l’esperienza traumatica a distanza di tempo (sintomi di intrusione). I ricordi del trauma possono manifestarsi di notte, con sogni angoscianti, o di giorno come veri e propri “flashback” che fanno rivivere le stesse emozioni negative provate durante l’evento traumatico.
  • Evita qualsiasi situazione che possa ricordare il trauma (sintomi di evitamento). La persona con PTSD difficilmente vuole parlare del trauma subìto o vissuto e tende a isolarsi da persone, luoghi, attività, oggetti e situazioni che possano innescare ricordi angoscianti. 
  • Ha disturbi cognitivi e dell’umore. I sentimenti negativi che accompagnano la persona con PTSD causano pensieri distorti su di sé e sugli altri (“Sono cattivo”, “Non ci si può fidare di nessuno”). Chi soffre di PTSD prova continuamente paura, orrore, rabbia, vergogna; in caso di eventi traumatici che hanno provocato morti, la persona può sentirsi in colpa per essere sopravvissuta. Nei casi più gravi, il distacco emotivo può portare a depersonalizzazione (distacco da sé e dalla propria vita) e derealizzazione (distacco dall’ambiente circostante e sensazione di vivere in un sogno). 

È più sensibile e reattiva. Sentendosi sempre in pericolo, una persona con PTSD vive in costante tensione e può reagire in modo improvviso e violento. In alcuni casi, possono comparire problemi di concentrazione e disturbi del sonno.

In assenza di altre condizioni mediche o di abuso di sostanze, il PTSD viene diagnosticato quando i sintomi caratteristici continuano a presentarsi anche dopo un mese o più dall’evento traumatico, e con una intensità tale da compromettere le attività quotidiane e la qualità di vita di chi ne soffre [1]. Il disturbo post-traumatico da stress può accompagnarsi ad altri disturbi che influenzano la salute mentale come ansia, depressione, disturbi alimentari, abuso di sostanze e altre dipendenze comportamentali [3].

UN DISTURBO VECCHIO COME IL MONDO

Il PTSD così come lo conosciamo oggi ha fatto la sua prima apparizione nel 1980, quando il termine è stato pubblicato dall’American Psychiatric Association nella terza edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-III) [4]. Tuttavia, il primo caso di sintomi cronici riconducibili al PTSD compare nel racconto della battaglia di Maratona di Erodoto del 440 a.C. [5]. Durante la Guerra Civile americana, il PTSD era chiamato soldier’s heart (cuore di soldato): i medici descrivevano i soldati come affetti da nostalgia e incapacità di concentrarsi sul presente a causa dei ricordi di cose passate [5]. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, invece, si parlava di shell-shock (shock da granate), che identificava le persone che soffrivano di vuoti di memoria, irritabilità, forti stati di ansia, squilibri e depressione anche tempo dopo la guerra. Disturbi che vennero presi, tuttavia, come segni di vigliaccheria o motivo di derisione da parte della popolazione nei confronti dei soldati colpiti [5]. L’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, invece, portò gli studiosi a identificare nei soldati una névrose de guerre (nevrosi da guerra) o Kriegsneurose (isteria da combattimento), con alterazioni a carico sia della componente psicologica sia di quella fisiologica [5]. Nella mente collettiva, il PTSD è una eredità della guerra del Vietnam, che fece registrare un altissimo numero di casi nei soldati americani, portando la malattia alla ribalta e sulla bocca del pubblico (5). Solo dopo l’introduzione del DSM-V, nel 2013, il PTSD viene ufficialmente introdotto e riconosciuto come una malattia neurologica distinta da altre patologie mentali, tra cui il disturbo d’ansia [3]. Nel prossimo episodio vedremo come questo disturbo abbia effetti sul cervello e di come ne influenzi il funzionamento.

Bibliografia

1. Barnhill WJ. Manuale MSD. Disturbo post-traumatico da stress. https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-psichiatrici/ansia-e-disturbi-correlati-allo-stress/disturbo-da-stress-post-traumatico
2. Epicentro ISS. Stress post-traumatico. Aspetti epidemiologici. https://www.epicentro.iss.it/stress/epidemiologia
3. American Psychiatric Association . Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. 5th ed. American Psychiatric Association; Arlington, VA, USA: 2013.
4. Crocq MA, Crocq L. From shell shock and war neurosis to posttraumatic stress disorder: a history of psychotraumatology. Dialogues Clin Neurosci. 2000 Mar; 2(1): 47–55.
5. APA (1980) Diagnostic and statistical manual of mental disorders (3rd Edition) (DSM-III). American Psychiatric Association, Washington DC.

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