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WILLIAM MORTON

Per millenni l’uomo ha tentato di sconfiggere il dolore. Un lungo percorso, che ha portato finalmente la scienza a scoprire l’anestesia. Il contributo di Morton è stato senza dubbio fondamentale per il successivo sviluppo della pratica chirurgica.
Articolo a cura di Francesco M. Labricciosa
Medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, LETSCOM Medical Writer

In questa serie di articoli viaggeremo nel passato. Inizieremo insieme un percorso di quattro tappe che ci porterà a scoprire come le intuizioni di quattro straordinari scienziati abbiano rivoluzionato la storia della chirurgia moderna. Capacità di osservazione, entusiasmo, tenacia: qualità che hanno permesso a questi grandi personaggi di giungere a scoperte sconvolgenti.

SCONFIGGERE IL DOLORE

Oggi partiamo per un lungo viaggio, attraversiamo l’Oceano Atlantico. Andiamo a Boston, in Massachusetts, negli Stati Uniti, nel 1842.

Dopo aver completato gli studi in odontoiatria, il giovane dentista William Morton apre uno studio in società con il collega Horace Wells [1]. In quel periodo i dentisti possono offrire ben poco ai propri pazienti per sopportare il dolore, a parte l’oppio e l’alcol. Lo stesso si può dire per i chirurghi, che sono costretti ad effettuare interventi tra urla strazianti.

Per fronteggiare questo problema, già dai primi anni dell’Ottocento, chimici e medici avevano iniziato a testare diverse sostanze chimiche che fossero in grado di alleviare o addirittura eliminare il dolore nel corso delle procedure operatorie.

Anche Morton e Wells si uniscono alla ricerca di un composto efficace e sicuro, iniziando ad effettuare esperimenti con il protossido d’azoto. Wells è impaziente di mostrarne l’efficacia ai colleghi. Tuttavia la dimostrazione pubblica alla Harvard Medical School nel 1845 non ha il successo sperato: durante un’estrazione dentaria praticata da Wells, il paziente urla di dolore e i due dentisti sono costretti a lasciare la stanza tra le risate dei presenti [2].

Certo, qualcosa non ha funzionato. La delusione è cocente. Ma Morton è determinato a proseguire. 

L’ETERE

La svolta arriva nel corso di una visita occasionale al chimico Charles Jackson. Questi suggerisce a Morton di utilizzare l’etere solforico al posto del protossido d’azoto [3].

L’etere solforico veniva così chiamato in passato in quanto la sua prima sintesi, avvenuta nel Cinquecento, era stata ottenuta attraverso la distillazione di una miscela di etanolo e acido solforico. È oggi conosciuto come etere dietilico. Dal punto di vista chimico-fisico a temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore, estremamente volatile e infiammabile, dall’odore caratteristico.

Senza perder tempo, Morton inizia a sperimentarne gli effetti su uccelli, pesci e sul suo cagnolino: la sostanza funziona. Tuttavia è poco incline ai facili entusiasmi e vuole evitare di ripetere gli errori commessi da Wells nel corso della precedente dimostrazione pubblica. 

È alla ricerca di un volontario, quando un paziente appare alla porta del suo studio il 30 settembre 1846, in preda ad un tremendo mal di denti. Morton lo fa accomodare nel suo studio, gli somministra l’etere e procede all’estrazione dentaria. In assenza di dolore [4]. Soddisfatto della sicurezza ed efficacia dell’etere, inizia ad utilizzarlo con successo sui suoi pazienti e ben presto la sua fama si diffonde in tutta la città di Boston.

Sviluppa anche un nuovo strumento di somministrazione per consentire di regolare l’inalazione dell’etere durante la procedura. Il dispositivo consiste in un pallone di vetro con un boccaglio di legno che può essere aperto e chiuso a seconda dello stato di coscienza del paziente [5].

Morton è consapevole delle potenzialità della sua scoperta. Realizza subito che l’etere può essere impiegato anche negli interventi chirurgici più complessi. Per questo chiede al chirurgo John Warren, direttore del reparto di chirurgia del Massachusetts General Hospital, di permettergli di dimostrare l’efficacia anestetica del composto nel corso di una operazione. Il professor Warren è scettico riguardo alla proposta, ma concede il permesso. 

Così il 16 ottobre 1846, presso quella che sarebbe diventata più tardi la famosa “stanza dell’etere” dell’ospedale, viene programmata la prima dimostrazione pubblica dell’uso dell’etere come anestetico durante un intervento chirurgico.

Il paziente presenta una massa sottomandibolare congenita sinistra, molto probabilmente una malformazione vascolare congenita [6]. Sono attimi emozionanti. Il giovane viene introdotto all’interno dell’anfiteatro chirurgico, strapieno, gremito di chirurghi e studenti di medicina. Lì lo aspetta il professor Warren; è fatto accomodare sul tavolo chirurgico, immobilizzato con le cinghie. Morton procede alla somministrazione dell’etere per via inalatoria e dopo pochi minuti il paziente perde conoscenza [7]. L’intervento ha inizio e il Warren porta a termine l’asportazione della massa nel corso di un breve intervento chirurgico, senza che il paziente avverta alcun dolore [8]. Al termine della procedura, rivolgendosi verso la sala, il professore dichiara: “Signori, questo non è un imbroglio!”

CHI HA SCOPERTO L’ANESTESIA?

Morton non rivela subito la vera natura chimica del composto usato, chiamandolo “Letheon”, ispirandosi al fiume Lete (“Lethe” in lingua inglese) della mitologia greca, le cui acque erano in grado di cancellare la memoria [2]. Indipendentemente dalla composizione chimica, la scoperta di Morton spalanca una porta ai chirurghi, che iniziano ad eseguire procedure sempre più difficili e invasive sui loro pazienti.

La notizia del successo si diffonde immediatamente in tutti gli Stati Uniti e in Europa, ma altrettanto rapidamente inizia una disputa accesa tra Morton, Wells e Jackson sull’attribuzione di questa grandiosa scoperta [2]. Una discussione che dura fino ai giorni nostri.

Al giorno d’oggi l’etere dietilico non viene più utilizzato a scopo anestetico in quanto considerato nocivo per la salute ed è stato sostituito da sostanze più efficaci e sicure per i pazienti. Trova impiego nell’industria chimica come solvente e nella produzione di materie plastiche, oppure è usato come solvente in laboratorio.

Forse Morton non può essere considerato il solo e unico scopritore dell’anestesia, è vero. Ma senza dubbio, grazie alla sua intraprendenza e al suo coraggio, fu quella persona che utilizzò la sostanza giusta, davanti al pubblico giusto, nel posto giusto e nel periodo storico giusto. 

Comunque siano andati i fatti, ancora oggi sulla parete della “stanza dell’etere” del Massachusetts General Hospital, una scritta ricorda che “la conoscenza di questa scoperta si diffuse da questa stanza nel mondo civilizzato e cominciò una nuova era per la chirurgia.

William Morton scrisse un capitolo fondamentale nella storia della medicina e noi, pazienti di oggi, gli saremo sempre grati.

Bibliografia

1. Archer WH. The life and letters of Horace Wells: discoverer of anesthesia. J Am Coll Dentists. 1944;11:83-210.
2. Desai MS, Desai SP. Discovery of Modern Anesthesia: A Counterfactual Narrative about Crawford W. Long, Horace Wells, Charles T. Jackson, and William T. G. Morton. AANA J. 2015;83:410-415.
3. Westhorpe R. William Morton and the first successful demonstration of anaesthesia. Anaesth Intensive Care. 1996;24:529.
4. LeVasseur R, Desai SP. Ebenezer Hopkins Frost (1824-1866): William T.G. Morton’s first identified patient and why he was invited to the Ether demonstration of October 16, 1846. Anesthesiology. 2012;117:238-242.
5. Haridas RP. William TG Morton’s early ether inhalers: a tale of three inhalers and their inscriptions. Anaesth Intensive Care. 2009;37:30-35.
6. Firth PG. Ether Day Revisited. Annals of Surgery Open. 2022;3:e166.
7. Vandam LD, Abbott JA. Edward Gilbert Abbott: enigmatic figure of the ether demonstration. N Engl J Med. 1984;311:991-994.
8. Warren JC. Inhalation of Ethereal Vapor for the Prevention of Pain in Surgical Operations. Boston Med Surg J. 1846;35:375-379.

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