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SOGGETTI A RISCHIO HCV E COVID-19: IL TEMPO STRINGE!

eradicazione hcv
Gli sforzi maggiori per raggiungere l’eliminazione dell’epatite C devono essere indirizzati verso le categorie più a rischio di HCV, come i soggetti che utilizzano sostanze e i detenuti.
Articolo a cura di Viola Guardigni
MD, infettivologo, LETSCOM medical writer

Uno degli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, come abbiamo visto, è l’eliminazione dell’infezione da HCV, virus responsabile dell’epatite C. Per raggiungerlo, è fondamentale la diagnosi e la cura dell’epatite C tra le persone che utilizzano droghe (PWUDs) e i detenuti [1]. Infatti, in termini epidemiologici, i PWUDs rappresentano i principali serbatoi e diffusori dell’HCV e si stima che tra di loro vi siano almeno 150.000 soggetti con infezione non ancora diagnosticata [1]. Il problema è proprio il consumo di sostanze, che costituisce il principale fattore di rischio per HCV anche tra i detenuti [1].

Per le loro caratteristiche, PWUDs e detenuti hanno affrontato la pandemia da SARS-CoV-2 come popolazioni particolarmente vulnerabili: a elevato rischio non solo di contagio, ma anche di forme severe di COVID-19, a causa della frequente presenza di patologie croniche sottostanti [2, 3]. Inoltre, la demolizione dei programmi per la gestione dell’HCV, di cui parlavamo nel primo episodio, ha tutt’altro che risparmiato queste fasce di popolazione.

Come è stato descritto negli articoli precedenti, vaccinazioni e test per COVID-19 possono trasformarsi in occasioni di screening per l’HCV. Queste preziose opportunità, quando rivolte a PWUDs e carcerati, diventano parte delle strategie di micro-eliminazione nate nel 2017 proprio per fronteggiare l’epatite C in popolazioni a rischio come queste, per le quali inoltre è ormai sicura la possibilità di beneficiare anche dei fondi stanziati dal Decreto Milleproroghe. [1, 4].

L’ultimo aggiornamento del Piano Vaccinale Strategico per l’infezione da SARS-CoV-2/COVID-19, approvato con Decreto il 12 marzo 2021, ha inserito i detenuti, così come gli ospiti di comunità per le dipendenze, tra le categorie prioritarie per la vaccinazione, indipendentemente da età e condizioni patologiche associate [5], contribuendo, in queste fasce di popolazione, a rendere concreta la possibilità di associare il vaccino al test per HCV.

Basti pensare che dall’inizio della campagna vaccinale anti COVID, sono state effettuate, al 14 settembre 2021, oltre 74.000 somministrazioni di vaccino ai detenuti, che ad oggi in Italia superano i 52.000 e sono ospitati all’interno dei 189 istituti penitenziari del territorio nazionale.

I detenuti sono stati inseriti tra le categorie prioritarie poiché presentano un rischio 5,5 volte maggiore di infettarsi con SARS-CoV-2 e tre volte più alto di morire per COVID-19 rispetto alla popolazione generale [2] per motivi che includono il sovraffollamento e le condizioni degradate delle strutture ospitanti [6]. Addirittura, la scarcerazione era stata proposta e messa in atto come una possibile strategia per il controllo dei casi di COVID, in Italia e nel mondo [2, 6].

La pandemia ha suscitato una riflessione sulla situazione sanitaria generale delle carceri italiane: infatti, la detenzione è associata ad un maggior rischio di contrarre molte malattie infettive, non solo COVID-19. L’epatite C è una di queste [7].

Nelle carceri italiane si registra una prevalenza di anticorpi anti-HCV che si colloca tra il 20% e il 40% [1]. Proprio per questo, come in altre realtà italiane, nel penitenziario di Firenze in occasione dello screening sierologico per SARS-CoV-2, i detenuti sono stati testati anche per HCV: non è stata riscontrata nessuna positività per epatite C, ma solo un ristretto numero di individui ha partecipato allo screening combinato [6].

Per quanto concerne l’altra popolazione considerata “chiave” nella lotta ad HCV, cioè gli utilizzatori di sostanze stupefacenti, questi hanno visto diminuire con la pandemia i servizi a loro dedicati (come quelli per la distribuzione di siringhe sterili) [3, 8, 9], con il conseguente drastico calo della possibilità di testarsi per l’epatite C e l’aumentato rischio di infettarsi per mancanza di strumenti di prevenzione [3].

Uno studio svedese ha evidenziato tra i PWUDs una significativa riduzione di nuovi trattamenti delle infezioni attive da HCV dal 2019 al 2020 [8], oltre che un incremento dei casi di overdose con necessità di intervento rianimatorio [8], attribuibile all’isolamento sociale imposto dal COVID [10] e confermato anche oltreoceano dai dati statunitensi del SAMHSA [3].

Come abbiamo già detto nel primo episodio, la consapevolezza di questa crisi tra chi è impegnato nella lotta all’epatite C si è tramutata in Italia nella proposta di combinare lo screening per HCV al vaccino per SARS-CoV-2 anche tra i PWUDs [1]. Tuttavia, i bassi tassi di diffusione e accettazione delle vaccinazioni storicamente documentati tra chi consuma sostanze stupefacenti [9], pongono qualche dubbio sulla possibilità di combinare lo screening al vaccino anti COVID in questo specifico gruppo, per il quale non sono disponibili ad oggi i numeri dei vaccinati per SARS-CoV-2. Si rendono quindi necessarie nel prossimo futuro campagne informative ad hoc riguardo a sicurezza ed efficacia del vaccino per SARS-CoV-2 al fine di aumentare l’adesione alla campagna vaccinale [9].

In tutta Europa abbiamo visto tentativi di risposta alla distruzione dei delicati programmi di gestione dell’epatite C tra i consumatori di sostanze. A Lisbona, sono stati aperti dei rifugi d’emergenza per offrire alle popolazioni più vulnerabili, come i PWUDs, test rapidi per il COVID e altre infezioni tra cui HCV: su circa 89 test effettuati per l’epatite C, 16 sono risultati positivi [9]. Inoltre, innovativi metodi con test HCV fai-da-te recapitati a casa per via postale sono stati proposti in Gran Bretagna come opzione per fronteggiare il calo delle diagnosi [11].

La lotta contro l’epatite C deve inasprirsi per poter raggiungere gli obiettivi dell’OMS entro il 2030 e gli sforzi maggiori devono essere indirizzati verso le categorie più a rischio di HCV. Finora abbiamo visto come dalla crisi generata dal COVID sia nata una sorta di tacita alleanza tra chi combatte queste due infezioni, che ha portato a opportunità per facilitare le nuove diagnosi di epatite. Nel prossimo articolo, parleremo della possibile attività che i farmaci ad azione diretta per HCV sembrano avere anche contro SARS-CoV-2, a consolidamento di questa inaspettata alleanza.

Bibliografia

1. Kondili LA, Aghemo A, Andreoni M, Galli M, Rossi A, Babudieri S, Nava F, Leonardi C, Mennini FS, Gardini I, Russo FP. Milestones to reach Hepatitis C Virus (HCV) elimination in Italy: From free-of-charge screening to regional roadmaps for an HCV-free nation. Dig Liver Dis. 2021 Apr 26:S1590-8658(21)00142-0. doi: 10.1016/j.dld.2021.03.026. Epub ahead of print. PMID: 33926816
2. Barsky BA, Reinhart E, Farmer P, Keshavjee S. Vaccination plus Decarceration – Stopping Covid-19 in Jails and Prisons. N Engl J Med. 2021 Apr 29;384(17):1583-1585. doi: 10.1056/NEJMp2100609. Epub 2021 Mar 3. PMID: 33657290.
3. Walters SM, Seal DW, Stopka TJ, Murphy ME, Jenkins WD. COVID-19 and People Who Use Drugs – A Commentary. Health Behav Policy Rev. 2020 Oct;7(5):489-497. doi: 10.14485/hbpr.7.5.11. PMID: 33134405; PMCID: PMC7595339.
4. Mangia A, Cotugno R, Cocomazzi G, Squillante MM, Piazzolla V. Hepatitis C virus micro-elimination: Where do we stand? World J Gastroenterol. 2021 Apr 28;27(16):1728-1737. doi: 10.3748/wjg.v27.i16.1728. PMID: 33967553; PMCID: PMC8072193.
5. Decreto Legislativo del 12 Marzo 2021, Ministero della Salute.
6. Capacci M, Infantino M, Grossi V, Lari B, Fabbri S, Bellucci A, Sani P, Perri A, Benucci M, Cristiano L, Pancani S, Amendola L, Veneziani F, Casprini P, Rogialli S, Manfredi M. Prevention and control of COVID-19 in the penitentiary of Florence. Clin Chem Lab Med. 2021 Jan 23;59(6):e239-e241. doi: 10.1515/cclm-2020-1753. PMID: 33554522.
7. Camposeragna A. Un altro effetto di CoViD-19: accendere le luci sulla situazione carceraria italiana [Another effect of CoViD-19: turning on the lights on the Italian prison situation.]. Recenti Prog Med. 2020 May;111(5):287-289. Italian. doi: 10.1701/3366.33407. PMID: 32448876.
8. Lindqvist K, Wallmofeldt C, Holmén E, Hammarberg A, Kåberg M. Health literacy and changes in pattern of drug use among participants at the Stockholm Needle Exchange Program during the COVID-19 pandemic. Harm Reduct J. 2021 May 10;18(1):52. doi: 10.1186/s12954-021-00499-z. PMID: 33971892; PMCID: PMC8107802.
9. Iversen J, Peacock A, Price O, Byrne J, Dunlop A, Maher L. COVID-19 vaccination among people who inject drugs: Leaving no one behind. Drug Alcohol Rev. 2021 May;40(4):517-520. doi: 10.1111/dar.13273. Epub 2021 Mar 1. PMID: 33650174; PMCID: PMC8013693.
10. Fuertes R, Belo E, Merendeiro C, Curado A, Gautier D, Neto A, Taylor H. Lisbon’s COVID 19 response: harm reduction interventions for people who use alcohol and other drugs in emergency shelters. Harm Reduct J. 2021 Jan 25;18(1):13. doi: 10.1186/s12954-021-00463-x. PMID: 33494726; PMCID: PMC7829636.
11. DHSC and PHE. Guidance COVID-19: guidance for commissioners and providers of services for people who use drugs or alcohol Updated 19 May 2021

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