Il mal di schiena si manifesta principalmente a livello lombare ed è una delle maggiori cause di disabilità. Il dolore alla schiena colpisce circa il 30% della popolazione in tutto il mondo [1] e nel 90-95% dei casi non ha una causa identificabile e viene quindi definito non-specifico [2].
MAL DI SCHIENA ACUTO E CRONICO
Si definisce mal di schiena acuto quando dura meno di 4 settimane, subacuto se la durata è tra le 4 e le 12 settimane e cronico quando permane per più di 12 settimane [3]. Le persone con mal di schiena acuto solitamente vedono la guarigione dei sintomi nel 70-90% dei casi. Tuttavia, fino al 70% di loro andrà incontro a ricadute entro 1 anno [4], mentre una persona su tre andrà incontro a mal di schiena cronico, di intensità moderata o grave [3].
Per queste ragioni è importate identificare precocemente le persone a rischio di mal di schiena cronico, in modo da intervenire prontamente e prevenirne l’insorgenza.
MAL DI SCHIENA: IMPATTO SULLA QUALITÀ DI VITA
Il mal di schiena è causa di disabilità. Può comportare:
- Fino a 16,7 minuti di lavoro perso ogni giorno [5]
- 42 minuti di perdita di sonno notturno [6]
- Aumento fino a 4 volte del rischio di soffrire di depressione [7]
- Limitazione alla socialità [8]
Il mal di schiena è anche responsabile di importanti costi sanitari. Si stima che nei paesi occidentali il costo per il mal di schiena impieghi l’1-2% del prodotto interno lordo. La maggior parte della spesa è dovuta alla perdita di produttività e alla disabilità [9].
IL MODELLO BIOPSICOSOCIALE
Oggi c’è la tendenza a guardare al mal di schiena cronico, così come avviene con altre patologie della sfera del dolore, in un’ottica più ampia che tiene in considerazione i diversi aspetti della vita che sono coinvolti e spesso compromessi. Oltre ai fattori fisici come la percezione del dolore, la salute muscolare, il peso corporeo o eventuali malattie dell’apparato muscoloscheletrico, sono implicati anche fattori sociali come la vita lavorativa e familiare e fattori psicologici, come ansia, stress, pausa del dolore e credenze errate (Figura 1) [8].
Sulla base di questo modello biopsicosociale emerge chiaramente che il controllo del dolore è ancora l’obiettivo fondamentale per una corretta gestione del mal di schiena cronico, tuttavia non è l’unico. Tutti i fattori in gioco devono essere considerati per valutare l’impatto della malattia e per trovare il modo migliore di gestirla.
Inoltre, in ogni singolo individuo, il mal di schiena può avere un impatto variabile nei diversi ambiti. Per questo è importante personalizzare l’intervento. Per farlo il medico deve preoccuparsi di valutare tutti i diversi fattori coinvolti [8].
È molto importante mantenere un buon dialogo tra medico e paziente e definire insieme quali sono gli obiettivi da perseguire, oltre al controllo del dolore, per migliorare la qualità della vita della persona con mal di schiena cronico [8].
Spesso può essere necessario un approccio multidisciplinare, in cui il medico coinvolge altri specialisti. Ad esempio uno psicologo può essere importante per potenziare gli aspetti emotivi legati al mal di schiena o per aiutare la persona a intraprendere comportamenti che migliorino la sfera sociale. Un fisioterapista può aiutare a migliorare la funzionalità fisica con esercizi mirati. Un dietologo può aiutare a mantenere sane abitudini alimentari e così agire positivamente sul peso corporeo [8].
In conclusione, il mal di schiena ha un grande impatto sulla qualità della vita di chi ne soffre. La sua gestione deve essere personalizzata sulla base degli aspetti biopsicosociali maggiormente coinvolti. È importante che medico e paziente definiscano insieme gli obiettivi di trattamento attraverso una comunicazione efficace per progettare interventi terapeutici di successo [8].
Bibliografia
1.Priebe JA, et al. Digital Treatment of Back Pain versus Standard of Care: The Cluster-Randomized Controlled Trial, Rise-uP Journal of Pain Research. 2020:13; 1823–1838
2. Oliveira CB, et al. Clinical practice guidelines for the management of non‑specific low back pain in primary care: an updated overview. European Spine Journal. 2018: 27; 2791–2803
3. Qaseem A, et al. Noninvasive Treatments for Acute, Subacute, and Chronic Low Back Pain: A Clinical Practice Guideline From the American College of Physicians. Ann Intern Med . 2017: 4, 166(7); 514-530.
4. Popescu A, Lee H. Back pain and lower back pain. Med Clin North Am. 2020: 104(2); 279-292.
5. Allen D. et al. Four-year review of presenteeism data among employees of a large United States health care system: a retrospective prevalence study. Hum Resour Health. 2018; 16-59.
6. https://spinenation.com/wellness/sleeping-problems/fight-insomnia-and-your-back-pain-with-the-help-of-a-sleep-aid
7. Carroll LJ, et al. Depression as a risk factor for onset of an episode of troublesome neck and low back pain. Pain. 2004: 107(1-2): 134-139.
8. Tagliaferri SD, et al. Domains of chronic low back pain and assessing treatment effectiveness: a clinical perspective. Pain Practice. 2020: 20 (2); 211–225
9. Dutmer Al, et al. Personal and societal impact of low back pain. Spine. 2019: 15; 44(24): E1443-E1451.