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DIGITAL HEALTH, LE SFIDE DEL FUTURO

le sfide del digital health
Man mano che la digital health diventa parte delle nostre vite, dovrà affrontare nuove sfide e riuscire a superare problemi su cui solo adesso ci si comincia a interrogare. 
Articolo a cura di Chiara Di Lucente
biotecnologa, LETSCOM science writer

Lo abbiamo visto nello scorso articolo: la digital health ha subito una brusca accelerazione durante la pandemia di Covid-19 e sembra qui per restare, in tutte le sue forme. Ma è tutto oro quel che luccica?

Gli strumenti digitali probabilmente plasmeranno il futuro della medicina, anche in assenza di situazioni di emergenza. Man mano che la digital health diventa pervasiva nella pratica medica, però, dovrà affrontare nuove sfide e riuscire a superare problemi su cui solo adesso ci si comincia a interrogare. Vediamo insieme, quindi, quali sono gli aspetti più delicati dell’uso delle tecnologie digitali per la salute.

LA FIDUCIA

Sebbene le soluzioni per una salute sempre più digitale continuino a crescere, sia in numero che in modalità, la fiducia riposta nella digital health delle varie parti interessate – da pazienti e medici agli stakeholders, all’industria medica e farmaceutica e alle autorità regolatorie –rimane piuttosto bassa [1,2].

Ritenuta ancora troppo distante dalle pratiche cliniche comuni, alla digital health è necessaria una valutazione obiettiva, trasparente e basata su standard dei prodotti sanitari [2].

Emerge da un articolo pubblicato su NPJ Digit Med nel 2019, che prima di tutto un prodotto digitale debba avere una convalida tecnica (per esempio, se si offre un metodo per misurare un parametro clinico, si dovrà validare la sensibilità e la specificità della misura stessa); in secondo luogo ci dovrà essere una convalida clinica (la tecnologia può migliorare gli esiti di una condizione clinica?) e poi una convalida del sistema in generale (ad esempio, come la tecnologia digitale si integra nella vita dei pazienti, nei flussi di lavoro dei fornitori e nei sistemi sanitari [2].

IL CONTROLLO E LA PRIVACY

Gli sviluppi tecnologici odierni, anche in medicina, necessitano l’uso dei cosiddetti big data [3], dati la cui scala, diversità e complessità richiedono nuove architetture, tecniche, algoritmi e analisi per gestirli ed estrarne un valore e un significato che altrimenti sarebbe nascosto [4].
L’interconnessione e la diffusione in rete di questi dati potrebbero aiutare le istituzioni sanitarie a generare una comprensione più completa delle condizioni e dei problemi di salute e rafforzare la capacità di prevedere l’insorgenza di determinate malattie, intervenire e fornire misure di prevenzione più precise, basandosi su algoritmi [3].

Tuttavia, insieme a questo tipo di dati sanitari, le tecnologie di auto-tracciamento tipiche di numerose applicazioni per dispositivi mobili e wearables che fanno parte della digital health, rendono possibile la raccolta di un’enorme quantità di dati personali [5], anche sulle abitudini di ciascuno di noi. Le informazioni raccolte tramite l’auto-tracciamento vengono elaborate con algoritmi, che facilitano la previsione di comportamenti futuri e che ordinano gli utenti in diverse categorie in base ai loro interessi, gusti e stili di vita, ma, se non adeguatamente protetti, potrebbero essere utilizzati in maniera poco trasparente da aziende che vogliono controllare i propri dipendenti o servizi assicurativi che vogliono stimare quanto è probabile che un potenziale cliente si ammali [5].

Proprio per questo, nella gestione dei dati sanitari derivanti dalle tecnologie digitali ci sono due aspetti da tenere in considerazione: la necessità di migliorare la condivisione di dati sanitari di alta qualità garantendo allo stesso tempo che i benefici dati big data non vengano raggiunti a scapito della protezione dei dati e del diritto alla privacy di ciascun cittadino [4].

DIGITAL DIVIDE ED EQUITÀ SOCIALE

La digitalizzazione basata sui dati che abbiamo appena descritto sta consentendo una trasformazione profonda dei sistemi sanitari. Eppure c’è il rischio che le tecnologie della medicina digitale, pur promettenti, si consolidino su diseguaglianze sociali già esistenti o ne creino di nuove [3].
Nello scorso articolo abbiamo sottolineato come le tecnologie della digital health si siano rivelate di grandissimo aiuto durante la pandemia di Covid-19, soprattutto attraverso i servizi di telemedicina e teleconsulto. Ma è stato così per tutti?

L’adozione di questi strumenti sembra sia rimasta indietro tra le popolazioni meno servite, compresi i pazienti di minoranze etniche, una conoscenza limitata dell’inglese, un basso status socio-economico, un’età avanzata e una scarsa alfabetizzazione [6].
Questa situazione è descritta con il termine “digital divide” e si riferisce al fatto che le persone più socialmente svantaggiate partecipano meno alla trasformazione digitale e ne beneficiano meno [7].

UN AIUTO PER LA SALUTE MENTALE

È vero che in alcuni casi le tecnologie digitali possono aiutare proprio ad abbattere le diseguaglianze sociali: uno studio condotto negli Stati Uniti evidenzia come l’estensione della copertura sanitaria per i problemi di salute mentale a servizi di telemedicina ha consentito l’assistenza a distanza fisica, riducendo il rischio di trasmissione del virus, e aumentando l’accessibilità ai servizi che tutelano il benessere mentale per le popolazioni più difficili da raggiungere [8]. Nonostante ciò, sempre lo stesso articolo, suggerisce che probabilmente gli strumenti di digital mental health hanno peggiorato l’accessibilità ad altre popolazioni, escludendo coloro con una minore alfabetizzazione tecnologica dal beneficiare appieno della telemedicina [9].

Dai punti che abbiamo esaminato emergono le criticità maggiori dovute all’impiego degli strumenti digitali e presumibilmente le sfide che la digital health dovrà affrontare in futuro. È molto importante che queste sfide vengano accolte, perché la digital mental health può rappresentare una risorsa importante: vedremo nei prossimi articoli, infatti, cosa possono fare le tecnologie digitali per la salute mentale, specie in vista di quello che sarà del benessere psicologico delle persone dopo la pandemia di Covid-19.

Bibliografia

1. Boulos MN, Brewer AC, Karimkhani C, Buller DB, Dellavalle RP. Mobile medical and health apps: state of the art, concerns, regulatory control and certification. Online J Public Health Inform. 2014;5(3):229. Published 2014 Feb 5. doi:10.5210/ojphi.v5i3.4814.
2. Mathews SC, McShea MJ, Hanley CL, Ravitz A, Labrique AB, Cohen AB. Digital health: a path to validation. NPJ Digit Med. 2019;2:38. Published 2019 May 13. doi:10.1038/s41746-019-0111-3.
3. Germann S, Jasper U. Realising the benefits of data driven digitalisation without ignoring the risks: health data governance for health and human rights. Mhealth. 2020;6:34. Published 2020 Oct 5. doi:10.21037/mhealth-2019-di-11.
4. Bellazzi R. Big data and biomedical informatics: a challenging opportunity. Yearb Med Inform. 2014;9:8–13. doi: 10.15265/IY-2014-0024.
5. Maturo, A. F., & Moretti, V. (2018). Chapter 5 The Dark Side of Digital Health. Digital Health and the Gamification of Life: How Apps Can Promote a Positive Medicalization, 85–104. doi:10.1108/978-1-78754-365-220181007 .
6. Rodriguez JA, Clark CR, Bates DW. Digital Health Equity as a Necessity in the 21st Century Cures Act Era. 2020;323(23):2381–2382. doi:10.1001/jama.2020.7858.
7. Hannemann N, Götz NA, Schmidt L, Hübner U, Babitsch B. Patient connectivity with healthcare professionals and health insurer using digital health technologies during the COVID-19 pandemic: a German cross-sectional study. BMC Med Inform Decis Mak. 2021 Aug 25;21(1):250. doi: 10.1186/s12911-021-01605-8. PMID: 34433452; PMCID: PMC8386151.
8. Bashshur R, Doarn CR, Frenk JM, Kvedar JC, Woolliscroft JO. Telemedicine and the COVID-19 pandemic, lessons for the future. Telemed e-Health.(2020) 26:571–3. 10.1089/tmj.2020.29040.rb.
9. Grieco-Page H, Black CJ, Berent JM, Gautam B, Betancourt TS. Beyond the Pandemic: Leveraging Rapid Expansions in U.S. Telemental Health and Digital Platforms to Address Disparities and Resolve the Digital Divide. Front Psychiatry. 2021;12:671502. Published 2021 Aug 6. doi:10.3389/fpsyt.2021.671502.

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