ENDOMETRIOSI, DA ISTERIA A MALATTIA

L’endometriosi è un disordine ginecologico, i cui sintomi sono stati largamente sottovalutati nel corso dei secoli. L’eziopatogenesi multifattoriale associata a errate ideologie sono da annoverarsi tra le cause di una ritardata diagnosi.
Articolo a cura di Laura Santarcangelo
Farmacista, LETSCOM Medical Writer

In questo articolo esploreremo i motivi per cui l’endometriosi è stata una malattia lungamente trascurata nella storia della medicina, con conseguente scarsa consapevolezza dei sintomi e difficoltà nella diagnosi.

ENDOMETRIOSI: STORIA DI UNA MALATTIA SUBDOLA E INVALIDANTE 

L’endometriosi (dal greco éndon, «dentro» e  mētra, «utero»; suffisso -osis, «condizione morbosa») è un disordine ginecologico cronico caratterizzato dalla presenza di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Oggi è una tra le più comuni malattie in campo ginecologico [1].

Sono almeno 3 milioni le donne con diagnosi conclamata in Italia [2]. Si stima che il 10%-15% della popolazione femminile in età riproduttiva, ne è affetta; percentuale che aumenta al di sopra del 70% considerando le donne che soffrono di dolore pelvico. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in ragazze in pre-menarca già all’età di 8 anni [2,3].

È un disturbo largamente trascurato e sottovalutato, infatti si colloca l’insorgenza nel 20° secolo, ma ci sono prove che dimostrano l’esistenza della malattia in Europa, già 300 anni fa [4].

L’ERRATA IDEOLOGIA DEL PASSATO

Il pioniere fu il medico patologo Karl Von Rokitansky che, nel 1860, scoprì per la prima volta al microscopio l’endometriosi [5]; solo nei decenni successivi, grazie agli studi condotti dal ginecologo statunitense John A. Sampson [4] venne dato all’endometriosi il suo nome. A quest’ultimo si deve la “teoria delle mestruazioni retrograde, teoria ancora oggi maggiormente accreditata, che spiega in parte, l’eziologia di questa subdola malattia [5]. È accertato, infatti, che il flusso mestruale possa talvolta percorrere il percorso inverso a quello corretto, risalendo attraverso le tube e disperdendo cellule uterine al di fuori dei consueti tessuti. Questo spiegherebbe la variabilità della sintomatologia e il coinvolgimento dell’intera sede addominale.

Sebbene 2.500 anni fa i medici ippocratici avessero riconosciuto e trattato il dolore pelvico cronico come una vera malattia organica, imputando le malattie dell’utero, al ritardo di una gravidanza, come accennato prima, i sintomi dell’endometriosi, sono stati storicamente sottovalutati. Nel corso del Medioevo le donne affette da dolore pelvico, erano ritenute pazze, colpite da dolore immaginario, ritenute affette da malattie mentali, come l’isteria. Questa errata ideologia, creò indifferenza nei loro confronti, tanto da causare ritardi nella corretta diagnosi, con conseguente aumento della morbosità [5]. 

LA CONSAPEVOLEZZA DEI SINTOMI

I forti dolori addominali e/o pelvici, sono la manifestazione di una reazione infiammatoria cronica che si instaura in seguito al sanguinamento in distretti extrauterini, con possibile formazione di tessuto cicatriziale (adesioni, fibrosi). La severità e la sede degli impianti endometriosici definiscono i 4 stadi della patologia. 

I sintomi sono vari e includono una combinazione di:

  • periodi dolorosi
  • dolore pelvico cronico
  • dolore durante e/o dopo i rapporti sessuali
  • movimenti intestinali dolorosi
  • minzione dolorosa
  • stanchezza cronica
  • gonfiore addominale e nausea
  • depressione o ansia
  • infertilità

La variabilità delle manifestazioni cliniche comporta una limitata consapevolezza della condizione in chi ne soffre e un lungo ritardo tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi [6].

UNA DIAGNOSI IMPEGNATIVA

La malattia è diagnosticata con un ritardo di 4-11 anni dall’insorgenza dei sintomi. È un fenomeno che si verifica non solo nei paesi a basso e medio reddito, ma anche nelle società ricche con accesso universale all’assistenza sanitaria.
Questo perché i sintomi spesso sono considerati risposte fisiologiche durante il ciclo mestruale e tendono ad imitare o a sovrapporsi ad altre condizioni gastrointestinali o ginecologiche [7].
Esiste ancora molta disinformazione in materia, tanto che, nella maggior parte dei casi, i forti dolori avvertiti dalle donne, soprattutto nei primi giorni del ciclo mestruale, sono ricondotti ad una causa di tipo psicologico.

La diagnosi di endometriosi rimane impegnativa, in gran parte come già detto, a causa dell’ampio spettro di sintomi associati alla malattia, ma anche per l’eziologia multifattoriale; la predisposizione genetica, l’esposizione prenatale a sostanze chimiche che interrompono il sistema endocrino, il microbioma, il sistema immunitario e gli ormoni sessuali, sono tutti fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia [8].
È proprio dai fattori eziologici che prendono il via numerosi studi per la ricerca di potenziali nuovi biomarcatori diagnostici, che possano affiancare o sostituire la chirurgia laparoscopica con esame istologico, che ancora oggi resta il solo strumento diagnostico gold standard per un’indagine altamente accurata seppur invasiva [7,8].

Diverse tecniche diagnostiche come l’ecografia bidimensionale o tridimensionale, la RM e altre tecniche di imaging sono utili per rilevare l’endometriosi grave ed estesa, ma è comunque necessaria la conferma istologica. Valutare attentamente la storia di sintomi mestruali e dolore pelvico cronico fornisce la base per sospettare l’endometriosi.
Infatti, il sospetto precoce di endometriosi è un fattore chiave per la diagnosi precoce e, a tal fine, una maggiore ricerca e sensibilizzazione, come sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) potrebbero garantire una prevenzione efficace, una diagnosi precoce e una migliore gestione della malattia [6,8].

Ribadiamo ancora una volta che l’endometriosi è una malattia cronica e purtroppo i trattamenti adottati di solito, sono finalizzati al controllo dei sintomi e non per la cura [7]. Nel prossimo articolo parleremo, infatti, proprio di come gestire e trattare la malattia.

Bibliografia

1. Signorile P.G., Baldi A. 2015. New evidence in endometriosis. Int J Biochem Cell Biol. 60:19-22.
2. https://www.salute.gov.it
3. McGrath P. et al. 2013. Oxford Textbook of Paediatric Pain. Oxford. p.300.
4. Knapp VJ. 1999. How old is endometriosis? Late 17th- and 18th-century European descriptions of the disease. Fertil Steril. 72(1):10-4.
5. Nezhat C. et al. 2012. Endometriosis: ancient disease, ancient treatments. Fertil Steril. 98(6 Suppl):S1-62.
6. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/endometriosis
7. Tsamantioti E.S., Mahdy H. 2022. Endometriosis. StatPearls Publishing
8. Kovács Z. et al. 2021. Novel diagnostic options for endometriosis – Based on the glycome and microbiome. J Adv Res. 33:167-181.

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